GECO FOR SCHOOL

Le GECO-interviste: intervista a Lorenzo Franchini, Co-founder di Vertical Farming Consulting & Education

Oggi intervistiamo Lorenzo Franchini, Co-founder di Vertifcal Farming Consulting & Education realtà che nasce per sensibilizzare la comunità sull'impatto ambientale delle filiere alimentari. 

 

Vertical Farming Education, scomponiamo questo nome iniziando dalle prime due parole. Cosa vuol dire Vertical farming?

Vertical Farming è un metodo di coltivazione, abbastanza recente come introduzione nel mercato che utilizza però tecnologie antiche, come l’idroponica esistente già dai tempi dei Babilonesi. Consiste nel far crescere le piante non in terra ma supportate da dei sub-strati o sostegni con le radici direttamente nell’acqua. Spesso molte persone vedono queste nuove tecnologie con sospetto ma in realtà molti pomodori che mangiamo d’inverno o altre verdure vengono già prodotte in idroponica anche in Italia. Col tempo si sono coniugate queste tecniche di coltivazione fuori suolo, ovvero l’idroponica, con tecnologie per condizionare un ambiente. Questo è il caso della coltivazione in-door, un ambiente controllato in stanze chiuse ermeticamente in cui le condizioni climatiche vengono controllate e impostate ad una sorta di primavera continua, quindi ad una temperatura sempre intorno i 18-20 gradi, con umidità intorno all’80% al fine di creare un ambiente gradevole per le piante che possono essere coltivate per dodici mesi all’anno ovunque, dall’Islanda al deserto del Sahara alle nostre città. In Italia le vertical farms più comuni sono vicino alla città come ad esempio Milano. Ci sono tre vertical farm a Milano, due già attive e una sta per aprire!

 

Come si unisce, nel vostro caso, il vertical farming all’education? Cosa si può imparare dall’agricoltura verticale?

È un metodo di produzione sostenibile per certi punti di vista, per altri meno, ovviamente come si può immaginare il fatto di dover utilizzare la luce a led al posto della luce del sole, rappresenta un costo energetico importante. La parte però positiva è sicuramente il risparmio d’acqua. Si risparmia fino al 95% di acqua! Oggi la quantità d’acqua e la nostra possibilità di utilizzo, sta decrescendo in modo preoccupante. Da questo punto di vista, il vertical farming può aiutare, volendo anche in casa per esempio. Abbiamo pensato inoltre che potesse essere un ottimo strumento di educazione. Da qui l’idea di fare un programma educativo per le scuole grazie al quale gli studenti possono apprendere ed essere sensibilizzati in modo più efficace sulle tematiche ambientali come ad esempio il consumo d’acqua, perché un conto è dire che per produrre una bistecca servono 2000 litri d’acqua o 5000 litri d’acqua e invece per produrre la verdura ne servono poche decine di litri, un conto è farlo vedere e farlo toccare. Grazie alle nostre vertical farm gli studenti che coltivano dalla semina al raccolto, all’interno delle loro classi, possono toccare quest’acqua che viene detta “acqua virtuale” perché non ci rendiamo conto dell’utilizzo. Quindi sono i ragazzi che mettono l’acqua nella cisterna della vertical farm, sono loro che monitorano il consumo d’acqua, che aggiungono se necessario e alla fine del laboratorio misurano l’acqua utilizzata, misurano l’insalata prodotta e fanno il rapporto. Un esempio? Per produrre 3-4-5 chili di lattuga abbiamo usato 50-60 litri d’acqua, ovvero 10 litri al chilo, nel campo ne servono 10 volte tante quindi abbiamo risparmiato un 90% d’acqua. Il laboratorio dura 5 lezioni, agli studenti viene dato anche un manuale da noi creato. Sono cinque unita didattiche: la semina, il vertical farming e l’impronta idroponica, l’impronta idrica, l’acqua virtuale e l’alimentazione sostenibile ovvero gli alimenti da consumare frequentemente a quelli che andrebbero consumati meno frequentemente. Gli alimenti che richiedono un grande consumo di acqua solitamente sono anche gli alimenti che andrebbero consumati meno frequentemente.

 

L’agricoltura dipende dall’acqua, sappiamo che utilizziamo molta più acqua di quanta ne abbiamo bisogno realmente, soprattutto a livello di alimentazione. Oltre all’agricoltura quanta acqua “mangiamo”?

Durante la terza unità,parliamo dell’impronta idrica collegando proprio alcune azioni quotidiane come farsi la doccia, tirare lo sciacquone, usare la stoviglie con i litri d’acqua necessari. Si cerca di indovinare quanta acqua si consuma. Se a questa domanda provassero a rispondere quelli che leggeranno questa l’intervista la risposta più frequente probabilmente sarà intorno ai 100-200 massimo 500 litri, e questi sono i litri d’acqua che effettivamente usiamo a livello domestico, ma manca tutta l’acqua virtuale, ovvero tutti quei miliardi di litri d’acqua che servono non solo per produrre gli alimenti che consumiamo, ma anche i vestiti che indossiamo, l’energia che utilizziamo…Infatti, secondo un report del WWF, l’acqua che utilizza un italiano in media al giorno è 6.200 litri. Ogni giorno noi utilizziamo 6 mila litri d’acqua e il 90% di quest’acqua serve per produrre il cibo che mangiamo. Un esempio classico è la carne. Per produrre un chilo di manzo servono 15 mila litri, ma perché? Perché bisogna coltivare i campi per produrre il foraggio per le mucche e quindi per irrigare questi campi -che spesso sono di mais- nella maggior parte dei casi dobbiamo utilizzare moltissima acqua. Se per esempio avessimo un'alimentazione più a base vegetale l’acqua utilizzata sarebbe la metà. Una dieta vegetariana utilizza 2.500 anziché 5 mila, è una bella differenza. Questo è il messaggio che vogliamo che si portino a casa, possiamo fare ancora molto per essere più sostenibili: motivare e informare i futuri consumatori.

 

Nel nostro piccolo cosa possiamo fare per migliorare il nostro rapporto con il consumo di acqua? Quali sono i comportamenti, le scelte che ci fanno consumare più acqua? Puoi farci qualche esempio e qualche alternativa sostenibile?

La ricetta ideale non esiste, ovviamente non si può essere perfetti, si può cercare di tendere al consumo più consapevole possibile, cioè  informato. Dobbiamo chiederci continuamente questo prodotto da dove proviene, chi l’ha prodotto, come l’ha prodotto? Dopodiché cercare di capire cosa significa una filiera più sostenibile o meno. Il passo successivo può essere anche quello di coltivarsi il proprio cibo, chi ha la possibilità sul balcone o in casa, utilizzando anche delle piccole vertical farm casalinghe. Importante è anche scegliere di mangiare più sano, quindi più verdura stagionale e a chilometro zero quando è possibile. Per quanto riguarda la carne il discorso è complesso ma non impossibile! La carne proveniente da un allevamento intensivo non incide nella stessa maniera di quella proveniente da un allevamento al pascolo. Un pollo che razzola fuori ha un impatto ambientale totalmente diverso da un pollo di batteria fatto da un allevamento intensivo, uno è totalmente insostenibile, l’altro no. La carne in sé, se mangiata con consapevolezza, con attenzione, poco e di alta qualità va bene, con queste accortezze io aiuto l’ambiente e anche – se ho la possibilità- l’allevatore locale, il rivenditore di zona. Andare da un agricoltore, conoscerlo, addirittura ordinare i prodotti prima che lui li produca, quindi dando lui la garanzia di poter vendere quello che produrrà fa una differenza enorme. Diciamo che il percorso è lungo e complesso però da molte soddisfazioni, è una strada che arricchisce. Io tuttora continuo ad imparare quali sono i prodotti stagionali, li provo, sperimento nuove ricette. La buona notizia è quindi che mangiando sano e scegliendo uno stile di vita sano stiamo adottiamo anche uno stile di vita sostenibile.

 

Quindi a livello anche di creatività ti da molte soddisfazioni avere un’alimentazione più sostenibile

Si assolutamente, l’unica cosa è che appunto serve tempo. Tempo per informarsi, tempo per prendere i prodotti e tempo per cucinare. Capisco quindi che sia ancora, per molti, purtroppo un privilegio ma anche le piccole cose possono portare un grande cambiamento, diventare un consumatore più consapevole è sicuramente un passo importante nella direzione giusta!

 

Nel percorso di GECO For School parliamo di green jobs, le professioni legate alla sostenibilità. Quali saranno le professioni legate all’impronta idrica e all’alimentazione sostenibile del domani?

E’ una bella domanda, a livello diciamo di tutte quelle che sono le professioni legate alle tecnologie green o le energie green io non sono molto esperto quindi non saprei, ovviamente se dovessi scegliere un percorso oggi di studio professionale punterei a fare un percorso che porti verso quella direzione. Inevitabilmente i finanziamenti soprattutto in Europa vanno verso quella direzione. Il mio percorso adesso di consapevolezza e di apprendimento mi sta portando a informarmi molto sull’alimentazione e quindi consiglierei innanzitutto d’imparare a prodursi il proprio cibo per quanto possibile, anche solo iniziando da una piantina. Un’altra possibilità è quella di creare un’ azienda, una start-up, per rendere i processi più sostenibili. Creare le possibilità per uno sviluppo sostenibile nel futuro.

 

Proviamo a metterti in difficoltà: tre parole chiave che vorresti fossero associate nel futuro al consumo di acqua ad uso alimentare.

Consapevolezza, buone abitudini e comunità. Consapevolezza perchè bisogna informarsi e avere ben chiaro quello che si sta acquistando come consumatore. Buone abitudini, più o meno sappiamo quali sono, dobbiamo però percorrerle. Poi comunità, dovendomi informare molto sulle tematiche ambientali so che saremo tutti molto più consapevoli anche forzatamente proprio perché le conseguenze di questo surriscaldamento globale le sentiremo tanto soprattutto nei prossimi anni. Mi auguro perciò che anche a livello di cittadinanza saremo più attivi, richiedendo delle politiche più green.

 

L’ultima domanda è d’obbligo! Qualche spoiler sul premio di Vertical Farming Education per GECO For School?

Il nostro premio va proprio verso una delle possibilità di sbocchi lavorativi per un ragazzo delle superiori di oggi: creare una start-up con gli amici o comunque persone che hanno la stessa passione, la stessa motivazione verso le tematiche ambientali o in generale su un progetto in cui credono. Il premio sta nel fare un laboratorio che sensibilizzi, che dia una panoramica su quello che è l’impatto idrico, ma anche ambientale e delle filiere alimentari in particolare: un laboratorio pratico, in cui i ragazzi, divisi in gruppi, dovranno scrivere una start-up: descrivere l’idea, quali sono gli obbiettivi, quali sono i destinatari dell’idea, quali sono gli strumenti che serviranno, come è composto il team… le idee sono sempre sorprendenti e quindi speriamo possa utile per i ragazzi!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scritto il 09-02-2023

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